IL PROGETTO È presto per parlare di accoglienza diffusa per i lavoratori in vigna, ma anche in Langa è stato compiuto un primo passo.
La scorsa settimana, si sono trasferiti alla cascina della Commenda i primi braccianti agricoli coinvolti dal progetto “Common ground”. L’edificio, che si trova sulle colline di Benevello, è di proprietà della diocesi. L’iniziativa, finanziata con fondi europei, coinvolge diverse Regioni nello sviluppo di strategie per combattere il caporalato in agricoltura. Il Piemonte è una di queste e l’Albese è una delle zone coinvolte in concreto, tramite la cooperativa Alice. Se ne è parlato anche questa mattina, al castello di Mango, durante la conferenza stampa organizzata da Cgil Cuneo per fare il punto sul tema del caporalato.
Senza intermediari
Spiega Marco Beltramo, della segreteria provinciale e operatore: «I braccianti inizieranno a lavorare questa settimana, assunti direttamente da tre aziende, senza intermediari, con la possibilità di proseguire il rapporto di lavoro dopo questa fase».
I lavoratori sono stati selezionati tramite colloqui organizzati dal Centro per l’impiego albese: provengono da centri di accoglienza del territorio, ma anche da strutture della Caritas della provincia Granda, compresa quella di Alba».
Le tre aziende aderenti hanno sede a Mango, per l’appunto. Nel piccolo paese della bassa Langa, a inizio luglio è scoppiato a livello nazionale lo scandalo del caporalato, attraverso un’inchiesta mirata coordinata dalla Procura di Asti e dalle Forze dell’ordine di Cuneo. Riprende Beltramo: «Ad aprile, come Cgil, abbiamo incontrato una quarantina di aziende, riunite tramite l’Amministrazione: è stato l’inizio di questo percorso». Soltanto tre di loro si sono mosse per entrare nel progetto. «Avremmo voluto estendere ancora di più la rete, ma ci siamo scontrati con l’ostacolo più grande: la carenza di luoghi a disposizione del pubblico».
Un nuovo modello
Il sistema a cui si punta è quello del Saluzzese: creare una rete di dormitori pubblici, a cui possono fare riferimento le aziende che non hanno gli spazi per accogliere nelle proprie sedi. Anche per la Commenda, si prevede un contributo da parte dei viticoltori per le spese della struttura, i cui costi di affitto sono coperti con i fondi europei. Così come un piccolo contributo simbolico da parte dei lavoratori. È stato previsto anche il trasporto per permettere loro di raggiungere le diverse aziende coinvolte.
Tra chi è parte dell’iniziativa, come amministratore e come viticoltore, è il sindaco di Mango Damiano Ferrero: «In una piccola realtà come la nostra, in cui il vino dà lavoro alla maggior parte delle famiglie e fa parte del nostro Dna, è inaccettabile che si diffonda una rete criminale di questo tipo», esordisce subito.
Ferrero ha deciso di entrare a fare parte del “Common ground”, assumendo dieci lavoratori per il periodo della vendemmia. Spiega il primo cittadino: «Voglio dare il buon esempio. L’assunzione diretta permette di tagliare i costi: una buona cooperativa si fa pagare 18 euro in busta paga; chi è poco serio scende a 13 euro o a 10 euro in nero. In ogni caso, sono costi in più per il viticoltore. Il problema è che oggi si fatica a trovare personale: noi imprenditori rischiamo di diventare complici dello sfruttamento».
Conclude: «Sono pronto ad assumere sul lungo periodo alcuni dei lavoratori: dobbiamo puntare sulla fidelizzazione dei dipendenti, che è essenziale per le nostre vigne».
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